La neuroriabilitazione è una branca della fisioterapia specializzata che si occupa del recupero funzionale di soggetti che hanno subito lesioni al Sistema Nervoso Centrale e Periferico a causa di malattie neurologiche o in seguito a traumi.
Secondo il modello di Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF*) con la riabilitazione si intende quell’insieme di interventi finalizzati al recupero parziale o totale di funzionalità perse, allo scopo di raggiungere e in seguito mantenere, i migliori livelli funzionali possibili in ambito fisico, sensoriale, intellettivo, psicologico e sociale.
*L’ICF appartiene alla «famiglia» delle classificazioni internazionali sviluppate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che forniscono un modello di riferimento che permette di codificare un’ampia gamma di informazioni relative alla salute.

La premessa doverosa è che un paziente con un danno cerebrale non è guaribile dal danno subito, ma è sempre possibile intervenire per riabilitare la persona e portarla ad un livello ottimale rispetto alla lesione, e questo deve essere l’obiettivo principale del riabilitatore.

Le Linee Guida Internazionali indicano che nella presa in carico di un paziente con un disturbo neurologico deve essere stabilito e concordato un progetto riabilitativo sulla base del tipo di lesione, della patologia sottostante, della funzione da rispristinare, di quelle preservate e dell’obiettivo funzionale. Nella stesura del progetto riabilitativo personalizzato vanno selezionate le opportune tecniche neuroriabilitative e possono essere coinvolte diverse figure professionali, in quanto la multidisciplinarietà è un punto cardine della neuroriabilitazione.


Nel progetto riabilitativo multidisciplinare, si andranno a determinare degli obiettivi di trattamento per migliorare il funzionamento della persona, andando ad agire su strutture e funzioni corporee, attività e partecipazione al fine di migliorare la sua condizione di salute.


Alla base del progetto riabilitativo c’è sempre la valutazione, cioè quel processo che ci permette di analizzare i problemi e le risorse del paziente per costruire il percorso di trattamento definendone gli obiettivi a breve, medio e lungo termine. È importante condividere gli obiettivi con il paziente, che deve essere conscio del percorso che sta facendo per ottenere la sua piena collaborazione.


Al giorno d’oggi, la pratica clinica del fisioterapista deve essere guidata sì dall’esperienza (expertise), ma prevalentemente dalle conoscenze aggiornate disponibili in letteratura chiamate “Evidence Best Practice”, cioè pratica clinica basata sulle evidenze.

Pioniere nel campo della neuroriabilitazione sono state le scuole e/o metodiche riabilitative, che nel tempo si sono aggiornate e modificate per rispondere con maggiore scientificità ai bisogni dei pazienti neurologici, e le più conosciute e diffuse in Italia sono: Concetto Bobath, Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva (Kabat), Riabilitazione Neurocognitiva (ETC – Perfetti).

Le prime due vengono classificate come “riabilitazione neuromotoria”, l’ultima come “riabilitazione cognitiva”.

  • Concetto Bobath: è un approccio problem-solving per la valutazione e il trattamento del paziente adulto con danno neurologico acquisito. L’obiettivo clinico è l’individuazione delle cause che sottostanno al deficit neuromotorio per un trattamento specifico finalizzato al recupero e all’ottimizzazione della funzione attraverso tecniche di facilitazione. (IBITA 1996, Panturin 2001, Brock et al 2002, Raine 2006). Si definisce “concetto” poiché integra nella pratica clinica le conoscenze della ricerca in ambito neuroscientifico e biomeccanico.

 

  • Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva (Kabat): è una tecnica che favorisce i meccanismi neuromuscolari attraverso la stimolazione propriocettiva che è utilizzato in riabilitazione per restituire la funzione di un movimento limitato. Tutto si basa su specifici schemi, sul rigoroso contatto tattile della mano del fisioterapista sul corpo del paziente, sui comandi specifici, sulle sequenze, ecc. (Viel Erik 1997- Il metodo di kabat – facilitazione neuromuscolare propriocettiva)

 

  • Riabilitazione Neurocognitiva (ETC – Perfetti): alla base di questo approccio c’è la teoria secondo la quale i Processi Cognitivi possano modificare la struttura biologica dell’uomo e il suo agire, cioè influire sulla persona nella sua interezza. La teoria originaria secondo Perfetti è che la qualità del recupero, sia quello spontaneo sia quello guidato, sono dipendenti dall’attivazione dei processi cognitivi e dalla modalità di tale attivazione. Alla comparsa della patologia neurologica l’unità mente-corpo si può disgregare con la conseguenza per il soggetto di perdere la capacità di riconoscersi nel suo sé corporeo, disconoscendone parti indispensabili per interagire col mondo. (Centro Studi RNC)
Una metodica può dare risultati migliori rispetto ad un’altra?

Sulla base della letteratura scientifica ad oggi disponibile non è possibile rispondere in modo univoco quale sia il “migliore trattamento”, perché la scelta dipende sempre dal problema della persona, dalla valutazione iniziale, dal ragionamento clinico, dalla condivisione degli obiettivi e anche dalle preferenze del paziente.


Riassumendo, la neuroriabilitazione è un processo di ri-apprendimento di specifiche abilità motorie e cognitive finalizzate a garantire la migliore autonomia possibile dell’individuo nel fare fronte ai bisogni personali. In questo processo i fisioterapisti agiscono come facilitatori ed istruttori fornendo al paziente istruzioni fisiche o verbali, feedback, suggerimenti e incoraggiamenti.

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