Programma post operatorio per ricostruzione Legamento Crociato Anteriore

La rottura del legamento crociato anteriori nello sportivo è un’infortunio molto comune soprattutto nel calcio, basket e molti sport di contatto. 

Si stima che annualmente in tutto il mondo 2 milioni di persone subiscano la rottura del legamento crociato anteriore.

Che cos’è questo legamento??

Il legamento crociato anteriore (L.C.A.) è un cordone fibroso di tessuto connettivo del diametro di un centimetro teso dentro il ginocchio tra la tibia ed il femore, la sua funzione è quella di stabilizzare il ginocchio nei movimenti di flesso estensione e rotazione. La sua lesione può avvenire per bruschi movimenti di torsione sull’arto inferiore o per trauma dall’esterno. La diagnosi di rottura è possibile con manovre cliniche e dev’essere sospettata se, dopo un trauma anche banale, il ginocchio si gonfia in breve tempo. 

Questo tipo d’infortunio, ha conseguenze molto importanti se sottovalutato soprattutto nello sportivo che pratica sport a livello agonistico,  purtroppo il rischio di una seconda rottura ad un legamento operato chirurgicamente con ricostruzione si attesta attorno al 15%. Per atleti giovani al di sotto dei 25 anni il rischio aumenta fino al 23% soprattutto se si forza il ritorno in campo prima dei tempi biologici di guarigione.

Il percorso riabilitativo prevede 6 obiettivi che devono essere completati:

  • Controllo dell’infiammazione e del dolore
  • Recupero dell’articolarità e della flesso-estensione
  • Recupero della forza e della resistenza muscolare
  • Recupero della coordinazione
  • Ripresa del gesto atletico 
  • Ritorno alla competizione sportiva specifica

I tempi di recupero si possono attestare da 3 a 15 mesi, alcuni studi dimostrano però che un ginocchio operato torna ad essere normale sia da un punto di vista biologico dei tessuti, che da un punto di vista meccanico solo dopo 2 anni. Questo fa capire che se per un adulto la lontananza dalle competizioni è impensabile per 2 anni, però bisogna fare un pensiero più strutturato per un ragazzo con una potenziale carriera davanti infatti basti pensare che gli ultimi dati scientifici stanno dimostrando che i pazienti non siano biologicamente, atleticamente e psicologicamente pronti a tornare a disputare gare a soli 6 mesi dall’intervento. Oltre a questo si sta riscontrando un aumento di una recidiva se il ritorno avviene prima dei 9 mesi post-intervento. 

Programma post-operatorio: 

Fase 1: Recupero del cammino e delle attività della vita quotidiana.

 Possiamo suddividere a sua volta questa fase in micro-obiettivi qui sotto elencati:

  • Controllo del dolore e della infiammazione legati all’intervento chirurgico.
  • Guarigione delle ferite chirurgiche
  • Prevenzione delle trombosi venose profonde.
  • Corretto reclutamento della muscolatura dell’arto.
  • Recupero della mobilità completa, in particolare in estensione.

Dalla dimissione ospedaliera il paziente deve essere già informato su esercizi da svolgere, posture da mantenere, modalità di impiego delle stampelle e accorgimenti da mettere in pratica una volta a domicilio.

IMPORTANTE: gli esercizi devono essere eseguiti più volte al giorno alternati all’applicazione di una borsa del ghiaccio.

OBIETTIVI: nella prima settimana ci poniamo come obiettivo il recupero articolare di una estensione completa e una flessione ai 90°.

 Quando il paziente viene affidato all’equipe riabilitativa possono essere trascorse dalle 2 alle 6 settimane dall’intervento, in questa fase solitamente il controllo del dolore è già stato ottenuto, in caso contrario si può usufruire di tecniche fisioterapiche antalgiche come TENS, massaggio decontratturante e crioterapia.

Il periodo di carico parziale si prolunga fino alla 3-4° settimana dall’intervento. Le sedute riabilitative sono essenzialmente dedicate al recupero articolare e alla rieducazione alla deambulazione in carico progressivamente maggiore.

Fase 2: Recupero della corsa in linea

 Per arrivare a questa fase il paziente deve essere in grado di esprimere una sufficiente quantità di forza, soprattutto in modalità eccentrica, con la muscolatura antigravitaria. Il lavoro del riabilitatore è di conseguenza basato sul recupero della forza. Vengono introdotti esercizi sempre più intensi che sottopongono il neolegamento a tensioni sempre maggiori. In questa fase è possibile iniziare un lavoro di recupero propriocettivo con Delos system, al fine di migliorare il controllo e la capacità di stabilizzazione del neolegamento.

In questa fase si può cominciare a lavorare con l’isocinetica, il quale consente di monitorare la forza massima e la resistenza della forza massima e il deficit. Bisogna tenere bene a mente che un test isocinetico può essere eseguito dopo almeno 10-12 settimane dall’intervento.

La forza del quadricipite misurata col test isocinetico è strettamente correlata alla stabilità del ginocchio operato di Legamento Crociato Anteriore (L.C.A.).

Fase 3: recupero della gestualità sportiva

Il paziente viene sottoposto in questa fase a esercitazioni caratterizzate dalla progressiva introduzione di situazioni considerate a rischio come; accelerazioni, decelerazioni, cambi improvvisi di direzione, salti e balzi.

Mantenendo costanti i principi di gradualità e monitoraggio delle condizioni di omeostasi articolare, il riabilitatore inserisce esercizi propriocettivi sempre più complessi comprendenti destabilizzazioni inaspettate per il paziente.

Anche in questa fase si procede per micro-obiettivi:

  1. Mirare alla rieducazione della gestualità sportiva di base.
  2. Eseguire un recupero della gestualità sportiva specifica del paziente.
  3. Recupero della condizione atletica del paziente.

Alcuni esercizi che vengono effettuati in questa fase sono esercizi di corsa in linea con cambio di ritmo, progressioni, scatti e frenate. Si eseguono esercizi di corsa con arresti bipodalici e poi monopodalici.

In questa fase bisogna avere la certezza dell’avvenuto recupero della forza muscolare. Per poter proseguire nella progressione funzionale nel campo sportivo, il test isocinetico deve mostrare un deficit di forza del lato affetto inferiore al 20%.

Per quantificare dal punto di vista della prestazione il ritorno all’attività sportiva, viene considerato il test del salto in lungo monopodalico o “single leg hop” test. Il paziente ha pienamente recuperato quando salta con l’arto operato almeno il 90% della distanza saltata con l’arto sano.

Una volta conclusa il percorso riabilitativo assistito il paziente dovrà essere stimolato affinché prosegua in autonomia un training di mantenimento dei risultati ottenuti.